Un capitolo a parte merita la cosiddetta POROSITA’ dei capelli, perché la stessa è molto importante nella cura e trattamento delle nostre chiome.
Innanzitutto, per porosità dei capelli si intende la capacità degli stessi di assorbire l’umidità ed è determinata dalla forma del fusto dei capelli e dal maggior o minor grado di aderenza delle squame una sull’altra: squame chiuse = bassa porosità, squame aperte = alta porosità.
Ne consegue che, proprio in ragione della loro forma, un capello afro sarà mediamente più poroso di un capello liscio, ma si tratta di una regola generale non sempre valida.
Per determinare la porosità dei capelli, si suole proporre un test relativamente semplice da eseguire, ma non attendibile al 100%: il famoso floating test.
Questo test consiste nel lasciare semplicemente un capello (pulito e non trattato con balsamo o maschera o peggio ancora un leave in, che altererebbero il risultato) in un bicchiere d’acqua (o bacinella, come preferite) per almeno tre ore, osservandone il comportamento.
Per ragioni pratiche è possibile utilizzare i capelli raccolti in doccia prima di applicare il balsamo, una volta asciutti; l’alternativa sarebbe infatti quella di utilizzare solo lo shampoo e far asciugare i capelli senza utilizzare altri prodotti, che potrebbero sporcare il capello, e poi eseguire il test .. soluzione decisamente scomoda.
Se il capello dovesse rimanere a galla passate due ore, saremmo di fronte ad un bassa porosità.
Al contrario, se il capello dovesse sprofondare immediatamente o entro le due ore, saremmo di fronte ad un’alta porosità.
Logicamente, ad un risultato intermedio corrisponde una media porosità.
Detto ciò, esistono trattamenti che possono falsare il test della porosità, in particolare l’uso del risciacquo acido e dell’hennè che tendono a chiudere le squame del capello.
Diventa allora importante osservare il comportamento generale dei propri capelli per capirne la tipologia di appartenenza.
Una bassa porosità equivale alla tendenza dei capelli ad essere impermeabili ai trattamenti ed all’umidità ed a rilasciarla lentamente.
In concreto, i capelli poco porosi ci mettono una vita a bagnarsi (ce se ne accorge facilmente durante il lavaggio) ed ovviamente altrettanto tempo ad asciugarsi, sempre che si sia riusciti ad impregnarli d’acqua (e non sempre succede, per questo motivo si consiglia di utilizzare acqua mediamente calda che facilita l’apertura delle squame del capello), in caso contrario si asciugheranno in un baleno, perché in realtà l’acqua non sarà riuscita a penetrare nel capello.
Un’elevata porosità equivale, al contrario, alla tendenza dei capelli ad assorbire facilmente l’umidità ed a rilasciarla altrettanto velocemente.
In concreto, i capelli molto porosi si bagnano facilmente e si asciugano molto velocemente, rimanendo spesso vagamente stopposi.
Da notare che il grado di porosità dei capelli è, in parte, frutto di una caratteristica peculiare degli stessi (quindi è genetico), ma esistono trattamenti che possono incidere moltissimo sulla porosità, in positivo od in negativo.
Trattamenti chimici aggressivi, quali tinte, decolorazioni o permanente, l’uso di piastra o di fonti di calore eccessive possono aumentare la naturale porosità del capello, in quanto aggredendo il capello determinano l’apertura delle squame dello stesso.
E non a caso, proprio questi trattamenti sono banditi in una logica di cura dei capelli che non guardi solo l’apparenza.
Anche gli agenti atmosferici, quali il sole, il vento, ect, possono incidere sul grado di porosità dei capelli, seppur in misura minore, ed il motivo per cui si consiglia sempre di utilizzare quotidianamente un buon leave in, eco-bio possibilmente, e di proteggere i capelli dai raggi solari durante l’esposizione.
Al contrario, l’uso costante di hennè e del risciacquo acido tende a chiudere le squame del capello ed ad abbassare il livello di porosità dello stesso.
Normalmente, si tende ad associare al concetto di bassa porosità quello di un ottimo stato di salute dei capelli e di lucentezza .. ma non è del tutto vero.
Molto dipende dal fattore genetico, un capello afro, anche se sano, tenderà ad essere sempre un po’ poroso, mentre un capello liscio, anche se in parte maltrattato, tenderà ad esserlo di meno.
Parimenti, un capello riccio, anche se sano, tenderà per la sua struttura ad elica, ad essere meno luminoso di un capello liscio, ossia a rifrangere la luce in modo difforme.
Ciò premesso, il livello di porosità del capello incide moltissimo sui trattamenti da utilizzare per la cura dei nostri capelli ed è bene quindi verificarlo.
Un capello poco poroso, infatti, faticherà ad accettare i vari trattamenti, e per questa ragione si consiglia di sfruttare il calore per aprire le squame del capello.
In particolare, si consiglia, prima di applicare un qualsiasi impacco, di utilizzare acqua mediamente calda per aprire le squame e di tenere, durante l’applicazione, un asciugamano caldo in testa (ovviamente d’estate lasciate perdere, per evitare un eccessivo calore, non auspicabile per la nostra salute).
Un altro consiglio valido è di applicare oli o burri a media temperatura, dopo averli leggermente scaldati a bagnomaria.
Il consiglio che si sente spesso di utilizzare prodotti con pH alcalino ed in particolare il bicarbonato per lavare i capelli si rivela, in realtà, eccessivamente aggressivo, quindi evitate, Zago in persona lo sconsiglia per tutti i tipi di capelli.
Nella scelta dei trattamenti da effettuare, si consiglia di utilizzare prevalentemente ingredienti idratanti e solo raramente oli, da scegliersi tra i più leggeri, tipo cocco o jojoba, o meglio ancora di abbinare ad ingredienti idratanti ingredienti nutrienti.
Da evitare in assoluto l’uso quotidiano di proteine vegetali (quelle di origine animale non sono da prendere in considerazione in un’ottica vegan ok), tipo fitocheratina, proteine della seta o della soia.
Si consiglia inoltre di non utilizzare proteine se non sporadicamente perché tendono a irrigidire il capello, favorendone la rottura, e soprattutto perché i capelli non porosi non ne hanno alcuna necessità.
Nessun problema invece per hennè ed erbette in generale, se non in termini di secchezza, cui si può rimediare anche aggiungendo semplicemente zucchero all’impacco (od altri idratanti).
I capelli poco porosi, inoltre, accettano di malgrado i trattamenti coloranti, soprattutto le tinte chimiche (che comunque sono sconsigliate in generale), mentre è possibile utilizzare l’hennè: si suggerisce di applicarlo su capelli bagnati, lavati con acqua tiepida, e volendo con l’aggiunta di bicarbonato (poco) per abbassare il pH dei capelli ed agevolare l’apertura delle squame (e per far virare al freddo il tono dell’hennè).
Per quanto riguarda il leave in da utilizzare, visto che questa tipologia di capelli ne determina un rilascio lento dell’acqua assorbita ed un’estrema difficoltà a ricevere i trattamenti, si sconsiglia in assoluto l’utilizzo di prodotti oleosi, metodo loc compreso, perché ne risulterebbero appesantiti.
Via libera invece ai gel di qualsiasi tipo (aloe, semi di lino, amidi), eventualmente abbinati a prodotti più corposi per controllare un possibile effetto crespo (latte o crema senza risciacquo).
Al contrario, in caso di capelli molto porosi diventa estremamente necessario trattenere l’umidità (che penetra ed evapora velocemente) ed ovviamente agevolare la chiusura delle squame.
Via libera quindi all’utilizzo di ingredienti in grado di apportare idratazione (spesso i capelli molto porosi sono anche estremamente secchi) e se necessario agli oli, che però se utilizzati in eccesso tendono a seccare il capello, o meglio ancora ai burri vegetali, che essendo saturi attenuano l’effetto secchezza.
Particolarmente, consigliati per questa tipologia di capelli (soprattutto se afro) sono tutti i cosiddetti trattamenti PRE POO (pre shampoo) a base di oli (da privilegiare i saturi come il cocco) e/o di burri vegetali (meraviglioso il karite), ovviamente da applicare su capelli umidi.
Caldamente consigliato l’utilizzo di proteine di origine vegetale (quelle di origine animale non sono da prendere in considerazione in un’ottica vegan ok), come la fitocheratina (le proteine del grano) e della soia per i non vegan in senso stretto le proteine della seta, seppur con moderazione e mai da utilizzare in un leave in quotidiano.
Via libera ovviamente a hennè ed erbette, possibilmente aggiungendo zucchero all’impacco per evitare effetto secchezza.
I capelli molto porosi assorbono facilmente i trattamenti chimici soprattutto le tinte, il che renderà felice il parrucchiere di turno, ma non rappresenta assolutamente un fattore positivo per i nostri capelli, anzi.
Estremamente consigliato il risciacquo acido e l’utilizzo di leave in bifasici (ossia che abbinano un ingrediente idratante ad uno oleoso) e volendo al famoso metodo loc, visto che in questo caso l’olio agisce da sigillante, consentendo di ridurre la perdità di umidità del capello.
Un capello con porosità media sarà infine decisamente più facile da trattare, perché ben si presta a ricevere i vari trattamenti, senza dover osservare le accortezze di cui sopra, avendo ovviamente cura di usare prodotti delicati ed un buon leave in quotidiano.
Interessante notare come tra le linee cosmetiche, Shea Moisture, iper specializzata in ricci, proponga diverse tipologie di prodotti a seconda del grado di porosità dei capelli, con tanto di filtri sul sito ufficiale per agevolare la scelta in base alle problematiche da affrontare. A quando anche in italia?
NdR: il Metodo LOC (L=liquid, O=oil, C= cream) è un sistema di asciugatura dei capelli che si basa sull’applicazione consequenziale di una componente acquosa (gel aloe ad esempio oppure la sola acqua di lavaggio), una oleosa (olio o burro) ed una in crema (ovviamente senza risciacquo), il tutto sempre e comunque a capello umido, prima di asciugare.
E’ un metodo sconsigliato a chi ha capelli fini e poco porosi, risulterebbero visibilmente appesantiti.
Molto molto molto interessante! Ma se prendo la ciocca di capelli e la rilavo solamente con shampoo prima del test non va bene?😂
Puoi provare ma lo trovo scomodo e io sono pigra 😊